lunedì 8 luglio 2013

The Lone Ranger - Direttamente dagli anni Trenta ritorna il supereroe della frontiera

Vado al cinema convinto e sconsolato di una cosa: "Questo film sarà una porcata". Continuo a ripeterlo come Dustin Hoffman in Rainman, tanto che i miei amici sono tentati di fermare la macchina e di buttarmi fuori a calci sulla statale. Riescono a trattenersi, anche perché una domanda ben più importante preme nelle loro e nella mia testa. 
A causa di questo dilemma ci avviamo alla cassa con il cuore che batte. Solo a quel punto possiamo liberarci e scatta la mitica domanda: "Non è 3D, VERO?"... momento di trepida attesa e poi la risposta della cassiera: "No"....

....che è seguita da 20 minuti di urla, fuochi artificiali e festeggiamenti.
Finalmente andiamo in sala e il film parte, anche se dopo mezz'ora di pubblicità e trailer non solo inutili, ma anche proprio brutti. 
Alla fin fine mi rendo conto del mio sbaglio. Non abbiamo a che fare con un film di una tipologia ben definita, bensì con un insieme più generi. Fantastico in una certa parte, umoristico in un altra, d'azione sicuramente ma in principal parte è l'unione di due generi a cui sono molto affezionato: il Supereroistico e il Western.
Mi ritrovo a guardare un buon Western, anche se con qualche errore, con un storia che mi ricorda un po' il film di Damiano Damiani "Un genio, due compari e un pollo" e un po' la serie televisiva (imperdibile) "Hell of whell's". Una storia che abbiamo visto molte volte, che ci è stata donata in mille salse, nulla di particolare quindi. Ma ecco che la comparsa della maschera gli dà un senso completamente differente. Il Lone Ranger diventa qualcosa di nuovo, non più solo un uomo di legge ma il primo dei supereroi.
Del resto la nascita di questo personaggio avviene nel '33 in piena Golden Age, quando fumetti, opere radiofoniche e via dicendo buttarono nel mondo i primi uomini che mettendo semplici maschere diventavano qualcosa di più.
Sempre a quell'epoca tra l'altro, l'era del West era finita da poco. I vecchi pistoleri, cowboy e pionieri dell'ovest erano ancora in circolazione, narrando e ingigantendo quello che avevano vissuto. Queste storie erano portate in giro per tutti gli Stati Uniti (e anche oltre) fin dalla fine dell'Ottocento da spettacoli itineranti come...

il Wild West Show...

 ...di Buffalo Bill e da tanti altri scopiazzanti imitatori. Questo aveva dato vita al mito della frontiera, alimentato anche dai figli e nipoti che erano cresciuti con le storie dei loro padri e nonni. L'intero filone cinematografico è da ritenersi figlio di questo fenomeno che è infatti ha avuto il suo periodo d'oro dagli anni Trenta.
Lone Ranger è quindi un prodotto di quell'epoca, un connubio fra la crescente passione Western e i neonati "supereroi". Tra l'altro si può dire che non è nemmeno il primo. Dato che un altro personaggio, ben prima di John Reid, portava avanti, nell'ambito della frontiera, la lotta contro i soprusi con una doppia identità : 

Don DIego della Vega!
Ma sto andando oltre, la collocazione storica di questi personaggi è molto interessante ma devo parlare del film. Come dicevo si tratta di un film atipico, più o meno come lo erano quelli della serie dei Pirati dei Caraibi. Solo che qua il lato fantasioso, anche se presente, è lasciato in secondo piano ed ha un importanza marginale. La storia narra la nascita dell'eroe dagli occhi di quello che diventerà il suo inseparabile compagno, l'indiano Tonto interpretato dal poliedrico...

...Johnny Depp!
A differenza del film "La maledizione della prima luna", dove il protagonista doveva essere Orlando Bloom, ma alla fin fine nessuno se lo filava nemmeno di striscio e tutti stavano a guardare Jack Sparrow, qui il protagonista è duplice ed entrambi gli attori diventano comprimari della stessa opera.
L'attore che interpreta il Lone Ranger, Armie Hammer, lo conosco per il ruolo che aveva nel (ahimè) defunto Reaper - in missione per il diavolo dove impersonava il figlio del diavolo e il fratellastro del protagonista e per il ruolo di collega/amante di Leonardo di Caprio nel film J. Edgar di Clint Eastwood.
Qui ha dato una buona prova di sé dandoci un John Reid votato alla giustizia pura e semplice ma apparentemente inadeguato alla vita selvaggia e sempre all'ombra del più eroico fratello Dan. Lo stesso 
Tonto stesso lo definisce "Ke-mo Sah-bee" ovvero "fratello sbagliato", anche se in realtà può voler dire anche "Vero amico" o "vero scout", salvandolo solo perchè obbligato da quell'incredibile e buffo cavallo bianco che poi diventerà Silver.
I due protagonisti si muovono in un ambientazione dominata dalle guglie rocciose della Monument Valley, dagli anfratti del Canyon de Chelly, dalle montagne del Colorado e di tutti quei paesaggi che rendono epico il territorio americano, accompagnati da una colonna sonora, ancora una volta di Hans Zimmer, che tavolta ricorda la saga de "I pirati dei Caraibi" ma che è chiaramente ispirata alle colonne sonore di altri film Western, con trilli e fischi che rimandano alle grandi opere di un altro grande compositore ovvero Ennio Morricone e motivi che possono ricordarci ad esempio "L'ultimo dei Mohicani".
E se le citazione sonore sono tante, molte sono anche quelle visive. Il film sembra voler strizzare l'occhio a tanti altre pellicole, ma anche a veri e propri generi e movimenti. Ad esempio la scena dell'improvviso attacco indiano con le frecce non può che ricordarci l'attacco dei persiani in 300, il loro successivo attacco di cavalleria ha la stessa regia di quello famosissimo della calata dei...

...Rohirrim nel signore degli anelli le due torri...
...o anche la scena in cui Rebecca sta per cadere dal treno nella scena dell'inseguimento fra le locomotive che è presa papale papale a quella del terzo film di Ritorno al futuro, così come quella del finale in cui il treno cade giù dal ponte.
Infine parlerei un attimo del "Protagonista" Tonto. Per il look di questo ruolo si sono ispirati al quadro di Kirby Sattler "I am Crow", scelto dallo stesso Depp che ne era rimasto affascinato.

Ecco il quadro in questione.
Ultimo del suo popolo, relegato al ruolo di statua vivente e triste narratore di una storia che ormai vive solo nei suoi ricordi, rimane senza dubbio un personaggio per certi lati enigmatico e decisamente più profondo dei suoi predecessori. La caratterizzazione di Depp è straordinaria e, nonostante faccia ridere più e più volte, non si può certo definirlo un personaggio allegro, proprio per nulla. Per certi versi rimane alla ricerca del suo popolo da lungo tempo scomparso e nella scena dopo i titoli di coda questo fattore è decisamente evidente. Possiamo definirlo un omaggio a quei poveri pellerossa che, con la sua solita grazia, l'uomo bianco ha sterminato senza tanti complimenti. 
E ce ne sarebbero tante altre cose da dire su sto film, come la scena finale, quella dell'inseguimento fra i due treni, dove Lone Ranger parte alla carica sulle note dell'ouverture del Gugliemo Tell di Rossini, che era la musica originale dei telefilm e degli show radiofonici di questo personaggio, delle fantastiche scene "causa/effetto" alla "I pirati dei Caraibi", alla caratterizzazione degli altri membri del cast e via dicendo. Mi fermo però qui, consigliandovi di andarlo a vedere perchè merita sicuramente più di tante altre boiate che usciranno quest'anno. Vi dò appuntamento però per un altro post su questo film, dove parlerò delle armi usati dal cast, purtroppo con degli erroroni micidiali!

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